Emergenza Covid19, Francesca Gambarini (Cambiamo!) guarda avanti: “Elaborare un piano graduale di riapertura delle attività produttive e capire come programmare il futuro”

Emergenza Covid19, Francesca Gambarini (Cambiamo!) guarda avanti: “Elaborare un piano graduale di riapertura delle attività produttive e capire come programmare il futuro”

Francesca Gambarini intervistata da Kongnews

Francesca Gambarini

Mentre la curva dei nuovi contagi da Covid-19 stenta a rallentare, sempre più preoccupazioni desta anche il futuro economico del paese. Quali sono le misure che lo Stato dovrà mettere in gioco per evitare che, alla fine dell’emergenza sanitaria, non dovremo fare i conti con un altrettanto preoccupante crisi economica. Il governo sta affrontando nel migliore dei modi possibili l’emergenza Coronavirus? Lo abbiamo chiesto a Francesca Gambarini, Responsabile per l’Emilia Romagna di Cambiamo!, nonché tra i fondatori del giovane partito di Giovanni Toti.

In qualità di Responsabile di Cambiamo! Per la Regione Emilia-Romagna, si sente di poter affermare – come oggi ha dichiarato il commissario Sergio Venturi – che la fase più dura dell’epidemia sia passata? Il numero dei nuovi contagi negli ultimi giorni è diminuito. È un buon segno ma non spetta a me valutare se la fase più dura dell’epidemia sia passata. Questo è compito delle aziende sanitarie e lascio che a parlare siano loro. Non posso che augurarmi sia così e che si possa presto programmare il ritorno alla normalità. Purtroppo, il numero di morti è ancora molto alto nelle province emiliane più colpite. È un aspetto su cui interrogarsi per dare una risposta: dietro i numeri ci sono vite umane spezzate e famiglie distrutte.

In una nota pubblicata il 30 marzo, ha espresso l’urgenza di garantire agli operatori socio-sanitari tutti i DPI necessari alla loro salute. Ci sono novità da questo punto di vista? Pensa che non si è fatto abbastanza per tutelare la categoria? Il presidente Bonaccini ha annunciato l’arrivo di DPI. Mascherine, calzari e tute sono l’unico modo per arginare il contagio nelle strutture sanitarie. Diversi medici sono morti dopo aver contratto la malattia in ospedale e si stima che il 10% degli operatori sia contagiato. Si è quindi arrivati “lunghi”, sottovalutando inizialmente la gravità della situazione. Ora si corre ai ripari, dopo che a inizio emergenza mancavano i presidi necessari. Sottolineo che i DPI devono essere forniti anche a tutti gli operatori delle strutture per anziani che sono potenziali focolai.

Già il 19 marzo lei proponeva tamponi a tutti i cittadini dell’Emilia-Romagna, cosa che adesso sembra essere sempre più verosimile. Pensa che questo “ritardo” possa esser stato un errore drammatico nella lotta al Covid-19, sia nella sua regione che nell’intero paese? A monte c’è un grave errore del Governo che ha sottovalutato la situazione, emanando con ritardo le misure di prevenzione. Se già a gennaio e febbraio si fossero fatti tamponi a chi arrivava in ospedale con polmoniti sospette si sarebbe probabilmente riusciti a contenere la diffusione del virus. Mi fa piacere che oggi si segua l’esempio del Veneto di Zaia, dove il contagio è stato ben contenuto, iniziando a fare tamponi a più persone possibili. Da subito si sarebbe dovuto seguire il modello della Corea del Sud per riuscire ad isolare e curare le persone positive anche asintomatiche. Ritengo sia un esempio da seguire anche la nave ospedale allestita nella Liguria di Giovanni Toti.

A proposito del bonus di 600 previsto per i lavoratori autonomi dal decreto Cura Italia, lo ha definito “una presa in giro”. Quali sono secondo lei e il suo partito le misure necessarie per evitare il collasso economico del paese? Cambiamo! ha presentato un serie di proposte – un pacchetto da 100 miliardi, chiamato Risorgi Italia. Per i professionisti e le partite iva ritengo più serio provvedere a neutralizzare i pagamenti per alcuni mesi e a prevedere iniezioni più cospicue di liquidità rispetto a 600 euro buoni a poco e niente. Per il 2020 è necessario ridurre di almeno ¼ di Ires, Irpef e Irap. Le banche, e non le imprese, dovrebbero poi anticipare la cassa integrazione. Particolare attenzione poi va rivolta alle fasce più deboli della società, con strumenti come la social card, ma tutti i cittadini vanno sostenuti con misure come la sospensione di parte dei tributi almeno fino al 31 agosto, la sospensione fino a fine anno di bollo e RC auto e la sterilizzazione degli oneri in bolletta. Questo, unito allo sblocco degli investimenti e all’estensione della golden power per le aziende, può far fare ripartire l’Italia.

Un commento generale sulla situazione attuale: ritiene adeguato il modo in cui il presidente del Consiglio e in genere il governo sta affrontando l’emergenza sanitaria? No. Ci si è mossi in ritardo: si dovevano prendere maggiori precauzioni già agli inizi di febbraio, per intenderci quando i governatori di centrodestra segnalavano il pericolo e il leader del Pd definiva il coronavirus una semplice influenza. Invece tutto è stato sottovaluto e ora si va avanti a colpi di decreto cambiando idea ogni giorno e senza una strategia e una programmazione per il futuro.

Uno sguardo al futuro: qual è secondo lei la lezione che l’Italia dovrebbe apprendere da questa terribile vicenda? Una volta terminata l’emergenza, dovremo fare i conti con l’emergenza economica e mi auguro non ci sia anche un’emergenza sociale. Già da ora dobbiamo elaborare un piano graduale di riapertura delle attività produttive e sociali e capire come programmare il futuro. Detto questo, dovremo capire che la spesa per la sanità deve essere al primo posto perché non possiamo più essere impreparati ad affrontare le emergenze. Decine di migliaia di persone ci hanno lasciato: chi ci governa ha responsabilità? Mi auguro anche che a mente fredda emerga con chiarezza chi è stato in grado di gestire l’emergenza e chi no. Poi ci sarà da fare una seria riflessione sull’Unione Europea e sul suo: questa Europa ha senso di esistere? L’Europa deve essere un’Europa dei popoli, non delle burocrazie.

Modernizzare l’Italia incontra Francesca Gambarini

Qualche giorno fa sono stata intervista da Modernizzare l’Italia. Ecco il testo dell’intervista.

Sul territorio lei è molto presente sia con impegno associativo e anche nel partito, come vivi il commissariamento provinciale di Fi?
Il “commissariamento” di Forza Italia in provincia di Parma risponde alle logiche di quella vecchia politica della quale il nostro elettorato e i nostri militanti non vogliono più sentire parlare. Il coordinatore regionale ha nominato coordinatore provinciale per Parma, un piacentino che, guarda caso, è il suo vice. Una persona che non conosce il nostro territorio ma che è a lui molto vicino. Non servono altri commenti. Per quanto mi riguarda, continuo il mio impegno in Consiglio comunale a Fidenza, dove i cittadini mi hanno eletto. L’ascolto dei cittadini e dei loro problemi è la mia stella polare.

Parma e il suo territorio hanno avuto delle esperienze di centro destra; oggi da quale programmi e idee ripartire per rappresentare alternativa al partito regione e a Pizzarotti in qualità di sindaco pentastellato a Parma?
Il centrodestra deve essere in grado di proporre un’alternativa seria e credibile al centrosinistra. Dobbiamo presentare un progetto amministrativo concreto con idee chiare e realizzabili e dimostrare di essere in grado di farlo. Parma, con l’amministrazione a 5 stelle di Pizzarotti, sta vivendo un declino inesorabile. Per risollevarla, la prima cosa da fare sarebbe abbassare le tasse portate al massimo dai grillini e far ritornare i servizi a un livello dignitoso. Parma deve riprendere il suo ruolo in Regione per tornare ad essere punto di riferimento per l’Emilia occidentale così come è stata per diversi anni.

Il territorio di Parma è stato colpito dalla crisi degli ultimi anni, quali provvedimenti in primis per rilanciare un territorio dinamico come il vostro? Inoltre in un sistema regionale dominato dalle coop il vostro territorio ha pagato caro il fallimento della coop. Di Vittorio, quali le cause e quali le possibili soluzioni?
Il nostro territorio si deve liberare dal sistema pervasivo strettamente legato al Pci – Pds – Ds – Pd che lo ha soggiogato per anni, con appalti (sia lavori pubblici, sia servizi) affidati sempre ai soliti noti. Invece, si dovrebbe iniziare a guardare alle capacità e al merito quando si danno finanziamenti. Nell’immediato, si dovrebbe attuare una politica di sgravi fiscali alle imprese del territorio che vogliono investire e assumere. Il fallimento della Di Vittorio, che ha sede proprio a Fidenza, la mia città, è la dimostrazione che le cooperative devono fare le cooperative e non investire i soldi in attività che esulano dalla loro mission. Ora l’importante è che si individuino i responsabili del fallimento e che non si facciano ricadere i debiti della coop sui cittadini

Una nuova forza di centro-destra deve necessariamente rilanciarsi partendo da una nuova selezione della classe dirigente. Lei è a favore delle primarie? Aperte o chiuse?
Io sono a favore della capacità, della competenza e del merito. Sono questi i criteri su cui basarsi, pescando ad esempio fra gli amministratori locali. Le primarie, come anche i congressi, non sono la soluzione di tutti i mali ma se servono a ridare la parola ai cittadini possono essere utili. Il rischio è che le vinca non chi ha più capacità ma chi promette di più o chi può “comprare più tessere”. Nel caso, penso debba essere data a tutti la possibilità di partecipare con un sistema trasparente che eviti lo spettacolo poco dignitoso dato dal Pd alle recenti primarie.

Da amministratore che consiglio darebbe ad un movimento/partito per riavvicinare i cittadini alla politica?
Bisogna tornare ad ascoltare i cittadini. Basta parlare di correnti e di poltrone, parliamo di tasse, lavoro e sicurezza. Senza fare questo non si va da nessuna parte e non si cambierà mai questo Paese.

Taglio della spesa, abbattimento della pressione fiscale e sburorarizzazione temi chiave di un processo di modernizzazione del paese? Cosa ne pensa? Ha portato avanti iniziative locali in tal senso?
I tre temi che indicate sono sicuramente 3 temi chiave, di cui io parlo da sempre. A livello locale, abbiamo cercato di portare proposte di buon senso in Consiglio comunale. Ad esempio, proponendo l’esenzione dalla Tari per le nuove imprese. La maggioranza del Pd, purtroppo, boccia a prescindere qualsiasi proposta venga dall’opposizione.

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