La vicenda Di Vittorio ci offre una gamma di sfaccettature che in qualche modo rendono difficoltoso affrontarla con linearità. Sono sfaccettature con le quali in molti, forse troppi, stanno giocando per mettere in luce ciò che più gli interessa e per nascondere ciò che non vogliono abbia piena evidenza e conoscenza.
La comunità fidentina ha il diritto di sapere , per quanto possibile, circa un fatto rilevante per tante famiglie e per tutta la popolazione vista la relazione tra interessi del Comune e Coop Di Vittorio.
Ciò che oggi ci riguarda sono invece gli aspetti economici e sociali che questa vicenda comporta per la nostra comunità. Aspetti economici che riguardano sotto più risvolti l’amministrazione comunale e che fanno si che ad essere chiamati a rispondere della mala gestione della Di Vittorio siano anche i cittadini di Fidenza che nulla vi hanno mai avuto a che fare.
È su questo che porrei l’attenzione: sulla necessità di individuare gradi di impegno dell’amministrazione comunale che, senza avere una visione complessiva del problema, non può immaginare di affrontare in modo generalista quello che è diventato l’incubo di molti fidentini.
Noi riteniamo che sia prioritario assicurare ai fidentini che non sarà il comune a farsi carico del disastro Di Vittorio e che non saranno le loro tasche a pagare per le azioni di un soggetto economico che ha fatto gravi errori e che si è trasformato da ente mutualistico a protagonista di quella speculazione immobiliare che ha devastato la nostra città.
Allora se vi è una responsabilità politica, al di la di quella che verrà imputato agli amministratori della Di Vittorio, è la responsabilità di quegli amministratori pubblici – sindaci, assessori, dirigenti e consiglieri comunali – che hanno favorito l’idea che il territorio fosse un bene da saccheggiare; un bene su cui fare speculazioni senza fine. È in questo, sindaco Massari, che la riteniamo principalmente coinvolta, nel fatto di avere fatto parte di quella cultura amministrativa che ha riempito la città di abitazioni vuote o di scheletri senza futuro.
Il Comune di Fidenza non può essere debitore del fallimento accollandosi i mutui accesi improvvidamente.
Il comune di Fidenza è creditore del fallimento; lo è perché deve ricevere un milione e duecentosettantatremila seicentonovantadue euro. La comunità è creditrice del fallimento perché la regione Emilia Romagna ha un credito di due milioni e seicento quarantamila euro; Soldi stanziati per dare beni e servizi al territorio che sono stati mangiati da una gestione su cui curatori e tribunali avranno molto ancora da approfondire.
Dunque solo guardando al bilancio del Di Vittorio, sono più di 3.800.000,00 i denari pubblici – tra comune e Regione Emilia Romagna – che questa gestione ha tolto alla comunità per disperderli in operazioni megalomani e dall’inesistente valore sociale.
Un capitolo che potremmo aprire è quello delle responsabilità della pubblica amministrazione:
qual è la natura di tali crediti?
Perché, se si tratta di oneri di urbanizzazione non sono stati richiesti prima del rilascio dei titoli autorizzativi?
perché se si tratta di altri crediti non sono stati garantiti da polizza fideiussoria? Perché, se vi era polizza fideiussoria, non è stata escussa?
Abbiamo dirigenti e tecnici che sono pagati fiori di denari non risponderanno mai delle loro mancanze?
Sempre il cittadino dovrà reggere il peso di nuovi balzelli per recuperare gli sprechi di questa amministrazione?
All’impatto economico che questa vicenda ha per le casse comunali si associa il dramma sociale, prima ancora che economico, di coloro che hanno perso i loro risparmi per averli affidati nelle mani sbagliate in virtù dell’inganno messo chiaramente in risalto dal commissario giudiziale, cioè in virtù della garanzia di un capitale sociale che in realtà era frutto di una falsificazione dei bilanci. Sono 12 milioni e 700 mila gli euro sottratti in tal modo a cittadini, non solo di Fidenza, in buona fede, che oggi vedono con molta meno serenità il loro futuro.
Dopo vengono i fruitori delle abitazioni in proprietà indivisa per i quali non è in discussione il diritto di abitare ma il titolo giuridico che gli permette di esercitarlo.
Ed infine i tanti artigiani, liberi professionisti, lavoratori autonomi e aziende del tessuto fidentino che vedono sfumare la possibilità di riavere i propri denari in un momento in cui , per il sistema delle imprese, è prezioso fino all’ultimo centesimo. Così a caduta abbiamo altri piccoli fallimenti che generano nuova e ulteriore sofferenze nelle persone e nel tessuto economico e sociale della nostra città.
Tanto c’è da dire su questo tema e credo che si tratti di una vicenda appena iniziata che ci riserverà purtroppo ancora tante sorprese e che genererà anche tanta amarezza, la stesa che ho provato, senza essere creditrice o debititrice di questo fallimento, nel leggere quanto questa vicenda verrà a costare di spese di procedura e quanto sono costati i tentativi di definizione del concordato che si è poi dimostrato – lo dico tra virgolette – Falso. Parliamo di milioni di euro!
E riprendendo il decreto di revoca del concordato capiamo perchè il Tribunale ha rigettato , su richiesta del PM, il concordato !! PAGINA 6 ,7 ,8,9, 11, 12,13,14,15,16,17,18
Cosa fare ce lo indica il curatore fallimentare nella sua relazione da commissario giudiziale del concordato.
Le azioni degli ultimi anni della Di Vittorio sono state orientare principalmente a garantire le esposizioni bancarie trasformando dei crediti chirografari in crediti ipotecari. Questo ha generato un grave danno agli altri creditori che si sono visti sottrarre beni su cui rivalersi e si sono visti sorpassare dalla banche che sono solo marginalmente presenti tra i creditori chirografari.
L’analisi dell’impatto che avrà per il comune l’accollo dei mutui regolarmente accesi ed imputati sulle abitazioni fidentine ci darà poi la dimensione del problema di diretta competenza.
Una volta definito l’ammontare del patrimonio immobiliare che accederà a quello comunale si potranno definire nuove forme di partecipazione dei cittadini alla proprietà indivisa con la messa a disposizione del patrimonio immobiliare acquisito e trasferimento degli oneri collegati, compreso quello della restituzione, nel tempo, di quanto i soci finanziatori non hanno visto restituito dal fallimento.
Non possiamo però dimenticare l’analisi delle responsabilità di chi ha portato il comune ad avere una esposizione di quasi 1.300.000,00 € senza idonee garanzie.
Si tratta di una soluzione complessa che richiede attenzione ma soprattutto buona fede. È per questo che chi dovrà gestire questa partita non dovrà lasciare nessuna ombra circa la sua relazione con la Di Vittorio. In questo caro Sindaco, al di la del fatto che si tratti di un periodo trascorso, la sua partecipazione nel consiglio di Amministrazione della Di Vittorio al di la di tutto la rende una parte e non l’arbitro!
Tra l’altro, a sostegno di queste mie dichiarazioni, la relazione del comissario Capretti dice che già al 31 /12 /2007 la Di Vittorio versava in squilibrio finanziario…. e lei Sindaco che era stato amministratore fino a quel momento dovrebbe saperlo. Sempre secondo il commissario la Cooperativa ha messo in atto operazioni illecite per nascondere la verità e salvare gli amministratori, oltre che non aver mai verificato negli ultimi 10 anni l’impossidenza
E’ del tutto evidente la disorganizzazione amministrativa e l’incapacità manageriale di chi ha gestito la Di Vittorio……con Revisori dei conti che forse erano un po’ addormentati….. e con una commistione fra amministratori, politica e cooperative e ingerenze imprenditoriali in ambiti non propri. Legami che vanno spezzati.
Poi c’è Polis, ma è tutto un altro squallido capitolo!
Francesca Gambarini
Capogruppo Forza Italia Fidenza